Esteri

Messico, i danni del proibizionismo

Questo post è dedicato a chi si oppone a legalizzare le droghe – tutte, dalla marijuana alla cocaina all’hascisc – perché “così, poi, si drogano tutti”. Come se ora fumassero tutti perché le sigarette sono legali o come se tutti mangiassero frittata perché le uova sono legali.

Questo post è dedicato a chi protegge il proibizionismo delle droghe perché “tanto si sa che si inizia dall’erba e si finisce al buco”. Vorrebbe dire che i quasi 4 milioni di italiani che (ufficialmente) dichiarano di fumare o aver fumato almeno una volta marijuana ora fossero tutti eroinomani.

Eccoli, invece, i veri danni del proibizionismo. Da quando, nel 2006, l’allora presidente messicano Felipe Calderon ha dato inizio alla guerra senza confine ai trafficanti di droga, i morti tra bande di narcotrafficanti (Los Zetas, Sinaloa, il Cartello del Golfo) e tra narcotrafficanti e polizia sono 47.515. Altre fonti parlano di ormai 50mila ammazzati. Ma mica è finita. Oggi sono stati trovati 12 sgozzati in un auto, mentre pochi giorni fa 9 morti penzolavano impiccati da un ponte.

No, i messicani non sono improvvisamente impazziti. E no, i messicani non combattono questa guerra perché sono barbari. In Messico è in corso una guerra per controllare il traffico di tonnellate di droga che noi occidentali gli chiediamo sotto banco. E che la ‘ndrangheta è ben felice di venderci. D’altronde il mercato è immenso. Secondo il dipartimento antidroga dell’ONU, nel 2009 in 21 milioni hanno fatto uso di oppiacei, in 14 milioni di eroina per una quantità di 375 tonnellate di sostanza. Il giro di affari solo degli oppiacei è stato nel 2009 di 68 miliardi di dollari.

Legalizzare le droghe significherebbe prosciugare questo enorme flusso di denaro che finisce nelle mani delle mafie e silenziare le armi delle bande.

A parlare apertamente di legalizzazione, ormai,sono molti esponenti della società civile messicana, che denunciano la strategia fallimentare a cui gli americani stanno dando anche un contributo, e ora, anche, il nuovo presidente della Colombia Manuel Santos, secondo il quale questo darebbe un freno alla violenza del narcotraffico. Santos ne avrebbe voluto parlare alla conferenza degli stati americani, ma gli Stati Uniti si sono opposti. Loro non vogliono nemmeno che l’argomento sia messo all’ordine del giorno.